a cura di Padre Giuseppe Sinopoli

 

 

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RILANCIO DEL RUOLO E DELL’IMMAGINE

DEL COMPLESSO CONVENTUALE CAPPUCCINO

 

 

Dopo l’incontro del Guardiano del complesso conventuale cappuccino di Chiaravalle Centrale con i Sindaci del Comprensorio e il Presidente della Comunità Montana “Fossa del Lupo”, tenutosi nei locali della biblioteca l’11 settembre 2000, per riallacciare i legami che si avevano nel passato con le popolazioni interessate grazie soprattutto ai fratelli laici questuanti, i quali, in forza del loro ministero della carità itinerante, erano riusciti a promuovere uno spirito profondamente familiare tra i frati e la gente e a conferire al convento un ruolo importante per la quotidianità della vita socio-religiosa-culturale e storica, si è avvertita la necessità di continuare ad incontrarsi per intensificare tali relazioni familiari e per studiare nuove modalità e forme atte a restituire al convento il ruolo e l’immagine dei tempi migliori.

 

Nella seduta del 22 febbraio 2001, durante la quale si è prospettata la celebrazione di un convegno all’aperto - presenti le Autorità civili, militari e religiose - per condividere il nostro progetto strutturale e culturale, oltre che pastorale, e per conferire un segno di gratitudine ad alcuni benefattori insigni.

 

Ha introdotto la riunione il Guardiano, offrendo in dono ai convenuti il libro “Soppressione e Resurrezione del convento dei Cappuccini di Chiaravalle Centrale (Sec. XIX-XX)”, e rivolgendo il seguente messaggio:

 

Sono trascorsi esattamente tre mesi e undici giorni dalla prima riunione, durante la quale ognuno di noi si è impegnato ad essere lievito di rinascita nella vita del proprio paese perché tutte le comunità del comprensorio possano nuovamente appropriarsi della straordinaria ricchezza storica, religiosa e sociale di questa importante presenza conventuale e perché, appropriandosene, ci si lasci plasmare dal suo fecondo alito vitale ed esperinziale e lo si riscopra come prezioso punto di riferimento umano e divino per tutti.

 

Il complesso conventuale, infatti, comprende orizzonti esperienziali e testimoniali imperniati su quei valori che da qualche tempo la società si sta adoperando con tutti i mezzi a sua disposizione di ostracizzare dal proprio tessuto vitale e dal suo habitat, sponsorizzando e assolutizzando pseudo valori che invece di promuovere la vita personale e comunitaria, la degradano, la disorientano, innescando un processo socio-economico che penalizza chi è più fragile e più povero e favorisce chi é più forte e più ricco.

 

Non è più la persona nella sua identità costitutiva quella che conta, ma la persona nella sua identità quantitativa. Il che vuol dire che una persona ha valore  non per quello che è, ma per quello che ha. L’avere oggi sembra aprire con facilità le porte del successo, del potere, e della felicità. In realtà spalanca i baratri della corruzione, dei soprusi e del sadico egoismo delirante. Quello che non riesce ad ottenerlo legalmente se lo prende con l’astuzia, l’inganno e, spesso, con la corruzione e, non raramente, con la forza. Tutto questo, da una parte, rende terreno bruciato attorno ai valori della dignità della persona, della vita, della solidarietà, della giustizia, dell’uguaglianza, del bene e della pace.

 

Dall’altra, fa fiorire sterpaglie di intrighi, violenze, disperazione e morte. Di ciò ne sono generosi e limpidi testimoni quotidianamente le immagini riportate dalle televisioni, dai giornali e dai manifesti affissi ai muri delle città. Il nostro obiettivo è quello di arginare prima e di bonificare poi questa tumultuosa marea di falsi valori, rivolgendo nuovamente lo sguardo ai valori che questo luogo ha incarnato e ha predicato per più di quattro secoli.

 

Non più il danaro, il successo e la felicità effimeri, ma il vero tesoro (quello che non possono distruggere nè la ruggine nè la tignuola), il successo e la felicità veri, come l’hanno personificato gli umili ed “ignoranti” frati cercatori e l’umile e semplice popolazione dei nostro comprensorio, il cui ricordo e la cui testimonianza si ripropone oggi come ieri in tutto lo splendore della verità e della credibilità. Il saluto augurale di Pace e Bene, la richiesta di condividere i propri poveri beni con le persone più bisognose, la sconfinata fiducia che, radicata nel genuino e profondo rispetto della vita e della persona, immetteva nell’oceanico orizzonte dell’amore fraterno gratuito, hanno non solo cosparso di benedizione ogni passo ed ogni gesto, intriso di sacrificio e di sofferenza, ma hanno anche indicato qual’è la vera strada che conduce alla piena realizzazione della vita e degli ideali.

 

Se noi riusciremo ad essere fedeli fino in fondo all’impegno preso, sono sicuro che, nonostante le enorme difficoltà e gli imprevedibili agguati che troveremo lungo la strada, riusciremo anche noi a riscoprire e a vivere esperienze che ci consentono di onorare la sana pedagogia dei nostri frati e dei nostri padri e, nel contempo, di dare una svolta al nostro futuro e, soprattutto, al futuro dei giovani e dei bambini che ci circondano e attendono da noi, ansiosi e fiduciosi, il vero pane di vita e di valori che schiude ad un mondo degno dell’uomo.

 

Noi, come frutto dei nostri due incontri, giorno 4 marzo presenteremo la traccia della prima orma di questo lungo, faticoso, delicato e complesso itinerario di recupero e di rilancio sociale, religioso, storico ed esperienziale, nutrendo la viva speranza che ripartendo da questo luogo altri presto si uniranno a noi e, con il loro contributo di progetti, di sogni e di speranze, potremo disegnare orme ancora più definite e più condivisibili, riscoprendo così la gioia di vivere e di camminare insieme in un mondo nuovo fatto a misura di tutti.

 

La traccia della prima orma vuole essere, con tutti i limiti, ma senza pretese velleitarie, questo volume, che desidererei tanto circolasse in tutti i paesi del nostro comprensorio, perché ogni comunità venisse sollecitata ai ricordi e, in modo particolare, all’esempio dei nostri frati questuanti e delle nostre famiglie, e alla luce di questi ritrovare lo stimolo per ricominciare, a partire da se stessi, e dare un senso autentico e propositivo alla propria vita e, possibilmente, alla vita degli altri.

 

Le risonanze sono state numerose e ricche di contenuti, stimolando una rinnovata sinergia a livello istituzionale, culturale, territoriale e sociale.

 

Il 4 marzo si è celebrato il secondo convegno in tema - presenti le massime Autorità locali, onorevoli regionali e consiglieri provinciali - moderato dal dott. Francesco Pungitore, durante il quale sono state manifestate edificanti testimonianze personali e concreti impegni personali e istituzionali, per dar corpo al progetto dell’arch. Cordò, di cinque miliardi e mezzo, vecchie lire, presentato dall’Amministrazione di Chiaravalle Centrale alla Regione per l’approvazione e la condivisione. Tale progetto comprendeva non solo il recupero e consolidamento della struttura, ma anche l’arredo, la catalogazione scientifica e la collocazione dei reperti museali e del patrimonio documentale e librario, confortati da una idonea cartellonistica descrittiva, illuminazione e climatizzazione.

 

Il convegno, mirabilmente allietato dal Gruppo folkloristico Rocco Falluca di Tiriolo, ha avuto il suo momento clou nella consegna di due gigantografie del complesso monumentale della chiesa e del convento e di una targa di benemerenza e di gratitudine ai benefattori insigni dei frati, tra i quali ci piace ricordare Giuseppe Rizzo, Graziano Rizzo, Antonio Carello e Giuseppe Corrado, passati a miglior vita; riconoscimento speciale anche al già menzionato Gruppo folkloristico; al Presidente della Comunità Montana “Fossa del Lupo”; all’Amministrazione Comunale di Chiaravalle Centrale; agli Editori e alla Redazione di Telejonio, il cui contributo è stato davvero straordinario, consentendoci di entrare, col loro apporto di eccellente espressione letteraria e tecnologica, nelle famiglie e interfacciarci con esse, da sentirci in perfetta sintonia di cuore e di progettualità.

 

Le due gigantografie sono state consegnate alla locale Amministrazione Comunale, nella persona del Sindaco Nino Bruno, e al Presidente della Comunità Montana “Fossa del Lupo”, nella persona di Vincenzo Bruno, rispettivamente, dal Ministro Provinciale fra Bruno Macrì e dall’on. Amendola; mentre le targhe di benemerenza sono state consegnate:

- all’Emittente Telejonio: Saro Giotti dall’on. Pezzimenti Giuseppe;

- alla Famiglia Staglianò e al Gruppo Horizon Gemenos Francia dal Sindaco Antonio Bruno;

- a Giuseppe Rizzo (alla memoria) e famiglia da padre Bernardino Gualtieri;

- a Graziano Rizzo (alla memoria) e famiglia da Santo Sestito, consigliere provinciale;

- ad Antonio Carello (alla memoria) e famiglia da Giuseppe Maida, consigliere provinciale;

- a Francesco Pellegrino dall’on. Chiarella Egidio;

- a Giuseppe Corrado (alla memoria) dal Presidente Comunità Montana Vincenzo Bruno;

- a Foto King Fossella da Padre Giuseppe Sinopoli;

- al Gruppo Folclorico Rocca Falluca (Tiriolo) dall’on.Vescio Salvatore.

 

Padre Giuseppe Sinopoli