a cura di Padre Giuseppe Sinopoli

 

                

                                                                                                                                                                                  Museo della Civiltà

                                                      “CELLULE VIVE”


La ricerca dei reperti componenti la sezione del "museo di civiltà contadina ed artigiana" è stata, in gran parte - come già detto - effettuata nell'arco di circa sei mesi, lavorando tutto il giorno e, spesso, buona parte della notte. Man mano trascorrevano i giorni, l'iniziale diffidenza delle persone a cui, proponendo il nostro progetto, tendevamo la mano, si è andata tramutando in cordiale e generosa collaborazione. Tornava forte ed imperiosa la gioia di "riallacciare" quel feeling speciale con il convento, come ai tempi in cui i fratelli coadiutori o cosiddetti "fratelli laici" percorrevano quotidianamente le strade urbane e rurali e bussavano con il canto della voce al cuore dei benefattori per la mensa dei frati e dei poveri, ponendo nella bisaccia i frutti della terra e del lavoro dell'uomo.

Quasi tutte le famiglie hanno donato uno o più "oggetti" cari, per non far morire la loro memoria e per significare il senso di appartenenza alla fraternità cappuccina, la cui storia si è ben intrecciata, lungo i secoli, con la loro storia. Una storia che ora ripropone con straordinaria autorevolezza ricordi e valori di umile e, insieme, altissimo profilo storico, sociale, culturale, artistico e religioso. Perché questi "oggetti" non sono "cose vecchie" e ingombranti, ma "cellule vive" di un tessuto esistenziale che pulsano emozioni, sentimenti, fatica, sofferenza, speranze, fallimenti, sogni, prosperità, povertà e, non raramente, miseria...

Solo chi ostenta una opportunistica cultura, impregnata di vanitoso protagonismo e poco rispettosa degli altri, non riesce a sentire pulsioni così pregnanti della ricchezza patrimoniale, spirituale e umana, contenuta in queste "cellule vive". Le quali non si ribellano, ma continuano a "parlare" il linguaggio della vita e dell'amore; un linguaggio che non fa rumore, perché veicola valori profondi e vitali, come l'acqua di un fiume che scorre lasciandoti una carezza di freschezza e di mistero e, insieme, un alito rigenerante e propositivo. Come, appunto, questo museo di "civiltà contadina ed artigiana".

Un doveroso grazie va, ovviamente, a tutte le famiglie chiaravallesi e dei centri urbani e rurali del comprensorio, che ci hanno consentito di allestire questa mirabile "mostra"; un grazie grato e riconoscente al geom. Giancarlo Del Sole, responsabile del procedimento e incaricato della Soprintendenza per i beni ambientali architettonici artistici e storici della Calabria – Cosenza, e alla dott.ssa Filice Rosanna, esperta in storia dell'arte e museista, anch'essa funzionaria della Soprintendenza di Cosenza, per la loro costante presenza ed i preziosi consigli; un grazie a tutto cuore agli amici che hanno condiviso con me la fatica e, soprattutto, le emozioni nella ricerca, nel trasporto e nella sistemazione dei reperti.

                                                                                                                              Padre Giuseppe Sinopoli