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“CELLULE VIVE”
La ricerca dei reperti componenti la sezione del "museo
di civiltà contadina ed artigiana" è stata, in gran parte - come già
detto - effettuata nell'arco di circa sei mesi, lavorando tutto il
giorno e, spesso, buona parte della notte. Man mano trascorrevano i
giorni, l'iniziale diffidenza delle persone a cui, proponendo il nostro
progetto, tendevamo la mano, si è andata tramutando in cordiale e
generosa collaborazione. Tornava forte ed imperiosa la gioia di
"riallacciare" quel feeling speciale con il convento, come ai tempi in
cui i fratelli coadiutori o cosiddetti "fratelli laici" percorrevano
quotidianamente le strade urbane e rurali e bussavano con il canto della
voce al cuore dei benefattori per la mensa dei frati e dei poveri,
ponendo nella bisaccia i frutti della terra e del lavoro dell'uomo.
Quasi tutte le famiglie hanno donato uno o più "oggetti" cari, per non
far morire la loro memoria e per significare il senso di appartenenza
alla fraternità cappuccina, la cui storia si è ben intrecciata, lungo i
secoli, con la loro storia. Una storia che ora ripropone con
straordinaria autorevolezza ricordi e valori di umile e, insieme,
altissimo profilo storico, sociale, culturale, artistico e religioso.
Perché questi "oggetti" non sono "cose vecchie" e ingombranti, ma
"cellule vive" di un tessuto esistenziale che pulsano emozioni,
sentimenti, fatica, sofferenza, speranze, fallimenti, sogni, prosperità,
povertà e, non raramente, miseria...
Solo chi ostenta una opportunistica cultura, impregnata di vanitoso
protagonismo e poco rispettosa degli altri, non riesce a sentire pulsioni così pregnanti della ricchezza
patrimoniale, spirituale e umana, contenuta in queste "cellule vive". Le
quali non si ribellano, ma continuano a
"parlare" il linguaggio della vita e dell'amore; un linguaggio che non
fa rumore, perché veicola valori profondi e vitali, come l'acqua di un
fiume che scorre lasciandoti una carezza di freschezza e di mistero e,
insieme, un
alito rigenerante e propositivo. Come, appunto, questo museo di "civiltà
contadina ed artigiana".
Un doveroso grazie va, ovviamente, a tutte le famiglie chiaravallesi e
dei centri urbani e rurali del comprensorio, che ci hanno consentito di
allestire questa mirabile "mostra"; un grazie grato e riconoscente al
geom. Giancarlo Del Sole, responsabile del procedimento e incaricato
della Soprintendenza per i beni ambientali architettonici artistici e
storici della Calabria – Cosenza, e alla dott.ssa Filice Rosanna,
esperta in storia dell'arte e museista, anch'essa funzionaria della
Soprintendenza di Cosenza, per la loro costante presenza ed i preziosi
consigli; un grazie a tutto cuore agli amici che hanno condiviso con me
la fatica e, soprattutto, le emozioni nella ricerca, nel trasporto e
nella sistemazione dei reperti.
Padre Giuseppe Sinopoli
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